Le Terapie Espressive nascono per dar voce alla spontanea tendenza di ogni essere umano ad organizzare la propria espressività creativa attraverso capacità rappresentative intrinseche.

Queste discipline utilizzano il “mettere in scena” gli aspetti interni inerenti il soggetto, il suo contesto relazionale e quello stratificatosi nelle varie forme di memoria.

 

“…In ogni genere di linguaggio, o in ogni tipo di canale espressivo umano – parole, danza, teatro, disegno, pittura, ecc. – esistono due sistemi cognitivi: un sistema analitico, basato sul conoscere narrativo, e un sistema simbolico immaginativo, fondato su impressioni sensoriali ed emotive e su un “inconscio corporeo”. Ne consegue che l’arte non è soltanto uno strumento di espressione del Sé, né unicamente un mezzo di simbolizzazione e di sublimazione: essa rivela informazioni profonde mediante una particolare modalità cognitiva, provvista di componenti non-separate e di un’articolazione non-discorsiva.

I contenuti di questa modalità di pensiero sono le cosiddette rappresentazioni sinestesiche, gli “schemi di immagine”, gli “schemi emotivi”, i ricordi della memoria implicita e la “conoscenza incarnata” derivante dal sistema dei neuroni specchio.

Questi contenuti equivalgono a sensori interni che registrano i mutamenti del contesto interiore e ambientale, offrendo inoltre espressione ai conflitti mentali e alle sofferenze psicologiche. L’efficacia terapeutica delle terapie espressive deriva dalla loro capacità di stimolare nel paziente la modalità cognitiva non-discorsiva, inducendo la capacità di lasciarsi condurre da questo particolare processo cognitivo. In questo modo il ricorso alle terapie espressive è motivato dalla sua capacità di aiutare le persone a risolvere problemi e conflitti profondi mediante rappresentazioni mentali di natura non-discorsiva, sensoriale e affettiva…”.

Marco Alessandrini

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